mercoledì 22 giugno 2011

Lucca

A casa mia, in Egitto,
dopo cena,
recitato il rosario,
mia madre
ci parlava di questi posti.
La mia infanzia
ne fu tutta meravigliata.
La città ha un traffico
timorato e fanatico.
In queste mura
non ci si sta che di passaggio.
Qui la meta è partire.
Mi sono seduto al fresco
sulla porta dell'osteria
con della gente
che mi parla di California
come d'un suo podere.
Mi scopro con terrore
nei connotati di queste persone.
Ora lo sento scorrere
caldo nelle mie vene,
il sangue dei miei morti.
Ho preso anch'io una zappa.
Nelle cosce fumanti della terra
mi scopro a ridere.
Addio desideri, nostalgie.
So di passato e d'avvenire
quanto un uomo può saperne.
Conosco ormai il mio destino,
e la mia origine.
Non mi rimane
che rassegnarmi a morire.
Alleverò dunque tranquillamente una prole.
Quando un appetito maligno
mi spingeva negli amori mortali, lodavo
la vita.
Ora che considero, anch'io,
l'amore come una garanzia della specie,
ho in vista la morte.

(G.Ungaretti)


venerdì 10 giugno 2011

La primavera

L’inverno aveva rinfrescato anche
il colore delle rocce. Dai monti scendevano,
vene d’argento, mille rivoletti silenziosi,
scintillanti tra il verde vivido dell’erba.
Il torrente sussultava in fondo alla valle tra
i peschi e i mandorli fioriti, E tutto ’era puro,
giovane, fresco, sotto la luce argentea del cielo.

(Grazia Deledda)