martedì 8 febbraio 2011

Ode alla Vita

Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

(Martha Medeiros)


Touch


My hands
open the curtains of your being
clothe you in a further nudity
uncover the bodies of your body
My hands
invent another body for your body

(Octavio Paz)

venerdì 4 febbraio 2011

L'Angelo di Goma (opera inedita)

Poesia scritta da me per Blaise (12 anni) vittima di una guerra ingiusta e che non ha cuore neanche davanti all'innocenza di un bambino.(Poesia ispirata dopo aver letto il racconto sul reportage di Stefano Valentino pubblicato sul Messaggero Domenica 16 Novembre 08').



'L'angelo di Goma'

Mi avete strappata alla mia terra

senza ritegno e senza contegno.

Vi siete presi il mio fragile corpo

e ne avete fatto ferro per i vostri denti.

Avete puntato i vostri fucili

sul mio viso.


Mi avete imprigionata nel mio dolore

e nella vergogna.

Non immaginate ora il mio cuore

ferito e sanguinante

che soffre e piange.

Vi siete presi la mia carne,

il mio sesso ma

non il mio cuore

e la mia anima.


Volgerò il mio sguardo verso il fiume

e mi farò cullare dal vento

Cercherò riparo

mentre le mie mani

nuoteranno nel buio

in cerca di un appiglio.

Le lacrime scenderanno

bagnandomi il viso

e correrò verso il sole

che mi darà calore

e placherò le ferite.


Sono morta

perchè mi avete rubato la vita.

Niente potrà attenuare

il mio dolore e far ritornare

la mia purezza di bambina.


Bruciate il mio corpo

ma non il mio cuore

dove per sempre

terrò custoditi i miei sogni

e il mio sorriso.

(Steffy)

(All Rights Reserved)

Amore inquieto



Proteggerò i tuoi occhi con dei coralli

Cingerò i tuoi fianchi con le mie calde mani

Cavalcherò le maree della solitudine con il pianto.


Sarò la luce e la notte, l' alba e il tramonto.

Sarò il giaciglio dove ti addormenterai,

sarò il guanciale dove ti riposerai.


Sarò terra, fango, sole e pioggia.

Sarò nei tuoi pensieri al mattino

quando ti sveglierai, e quando

ti assopirai nella notte stellata.


Sarò la tua estate, la tua primavera,

il tuo inverno e il tuo autunno.

Sarò sempre con te in ogni gesto

e in ogni espressione e in ogni emozione

che ti accompagnerà.


Sarò il tuo raggio di sole, sarò la rugiada,

sarò in ogni petalo dei fiori che riceverai,

sarò aria e sarò vento.


Sarò per sempre chiusa nel tuo cuore

come un fuoco che brucia e arde di passione.

Sarò l'amore inquieto della tua vita.

(Steffy - All Rights Reserved)


VISTA CON GRANELLO DI SABBIA


Lo chiamiamo granello di sabbia.

Ma lui non chiama se stesso né granello,

né sabbia.

Fa a meno di nome

generale, individuale,

instabile, stabile,

scorretto o corretto.

Non gli importa del nostro sguardo,

del tocco

Non si sente guardato e toccato.

E che sia caduto sul davanzale

è solo un'avventura nostra, non sua.

Per lui è come cadere su una cosa qualunque,

senza la certezza di essere già caduto

o di cadere ancora.

Dalla finestra c'è una bella vista sul lago,

ma quella vista, lei, non si vede.

Senza colore e senza forma,

senza voce, senza odore e dolore

è il suo stare in questo mondo.

Senza fondo lo stare del fondo del lago

e senza sponde quello delle sponde.

Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.

Né al singolare né al plurale quello delle onde,

che mormorano sorde al proprio mormorio

intorno a pietre non piccole, non grandi.

E il tutto sotto un cielo per natura senza cielo,

dove il sole tramonta non tramontando affatto

e si nasconde non nascondendosi

dietro una nuvola ignara.

Il vento la scompiglia senza altri motivi

se non quello di soffiare.

Passa un secondo.

Un altro secondo.

Un terzo secondo.

Ma sono solo tre secondi nostri.

Il tempo passò come un messo

con una notizia urgente.

Ma è solo un paragone nostro.

Inventato il personaggio, insinuata la fretta,

e la notizia inumana.


(Wisława Szymborska)