venerdì 4 febbraio 2011

VISTA CON GRANELLO DI SABBIA


Lo chiamiamo granello di sabbia.

Ma lui non chiama se stesso né granello,

né sabbia.

Fa a meno di nome

generale, individuale,

instabile, stabile,

scorretto o corretto.

Non gli importa del nostro sguardo,

del tocco

Non si sente guardato e toccato.

E che sia caduto sul davanzale

è solo un'avventura nostra, non sua.

Per lui è come cadere su una cosa qualunque,

senza la certezza di essere già caduto

o di cadere ancora.

Dalla finestra c'è una bella vista sul lago,

ma quella vista, lei, non si vede.

Senza colore e senza forma,

senza voce, senza odore e dolore

è il suo stare in questo mondo.

Senza fondo lo stare del fondo del lago

e senza sponde quello delle sponde.

Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.

Né al singolare né al plurale quello delle onde,

che mormorano sorde al proprio mormorio

intorno a pietre non piccole, non grandi.

E il tutto sotto un cielo per natura senza cielo,

dove il sole tramonta non tramontando affatto

e si nasconde non nascondendosi

dietro una nuvola ignara.

Il vento la scompiglia senza altri motivi

se non quello di soffiare.

Passa un secondo.

Un altro secondo.

Un terzo secondo.

Ma sono solo tre secondi nostri.

Il tempo passò come un messo

con una notizia urgente.

Ma è solo un paragone nostro.

Inventato il personaggio, insinuata la fretta,

e la notizia inumana.


(Wisława Szymborska)


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